martedì 10 maggio 2011

- Urlando Furioso -


Di poi che nello specchio fu guardato
il fier sembiante mogio e disparuto,
nell'occhio spenta e sfiata la scintilla,
piegato, reso, e plorante il labbro,
riflesso e carne si scambian di posto:
che chissà mai non fosse stato prima,
che dopo caffè o doccia una mattina
dal vetro senza murmure o rumore
uscito quello, entrato questo pure.


Se dalle uman sentenze poca fede
trarsi si può - e voglio esser gentile -
da immagini e da spirti (per chi crede),
costretti a falsa vita - ohimè: servile! -
convien partirsi senza cortesie,
lasciando disertate piazze e vie
non concedendo il ben d'una carezza,
ché Riflesso ogni affetto afferra e spezza:
rimaner deve nudo in pianto o danza.


E non si salvi da lustra prigione,
con parola, con libro o con bastone,
l'imbavagliato frusto carcerato,
scivolato per colpa o per inganno
dietro lo specchio: beh, se l'è cercato!
Concedasi l'Orbe giusto riposo,
da chi con lagna e strepito inquinava
umori et aria, et ora frigna e sbava,
e batte i pugni, urlando furioso!

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