martedì 31 maggio 2011

- Petrino -

Di estasi di vino di vini gli amori
i capelli i suoi denti i suoi occhi
l'onda sotto e dentro la bocca
m'inebrio
m'inebrio e mi sbronzo
_

Potrà essere il gesto, lo sguardo
la saliva asciugata, la mano
che si attacca e trattiene:
l'ho persa,
è qui in piedi e l'ho persa

Voltata sul lavandino
il viso scompare
faccio in tempo a notare una macchia
nel lavandino
c'è una macchia nel lavandino
_

Precisa l'apnea i miei contorni
traballanti, vili, arrossati
Resto scalzo sulle piastrelle
Va al frigo
Va al frigo e si prende una birra
_

Si prende una birra e un'altra la lancia a me
me la lancia e nemmeno si volta
Si muove lenta, con calma stanca
sacerdotale
sfinita e sacerdotale

Vale poche sfibrate parole, l'attesa:
a che ora c'è il treno, a chi tocca la spesa.
Una mano che s'infila e sposta
dalla fronte
i capelli dalla fronte

Lei alza la testa e io abbasso la mia:
non c'è bisogno stasera che scopra
in quale lingua parli la sua faccia.
Conosco già.
Conosco già o magari non voglio.
_

Mi spoglio girandomi verso la porta:
lungo tutto il corridoio quel caldo
sulla nuca, in mezzo alle spalle
è il suo sguardo
io son convinto, quello è il suo sguardo

Sono nudo alla porta di camera nostra
mi raggomitolo nel mio angolo del letto
e poi faccio finta di dormire:
ché se mi trova che dormo mi abbraccia,
io l'ho sentita, una notte
che non riuscivo a prender sonno.
Mi abbraccia.
Piange.
Mi abbraccia.

Nessun commento:

Posta un commento