venerdì 29 aprile 2011

- non se ne va -

comprati un auto
comprala ancora
cerca discreto
quella più nuova

vestiti bene
misurati il pene
non t'immischiare
non disturbare

non farci aspettare perché
questo è quanto ci si aspetta da te

fatti una moglie
facci dei figli
qualcosa ci dai
qualcosa ti togli

fatti guardare
fatti trovare
fatti raggiungere
sei in casa? sei al mare?

non farci aspettare perché
questo è quanto ci si aspetta da te

trova un lavoro
pensa con cura
misura i dettagli
raccogli ritagli

scegli parole
famiglia dio prole
scegli con calma,
scegli: c'è tempo

scegliere è un'esigenza perché
questo è ciò che si esige da te

conta i minuti
conta le ore
conta i caduti
e i colpi del cuore

facci sorridere
facci sognare
scompari alla vista
prepara la pista

non farci aspettare perché
questo è quanto ci si aspetta da te

manda giù l'aria
manda giù bile
manda giù l'anima
che c'è di servile?

ascoltaci, attento:
qui conta l'evento
qui conta la scena,
tu rendila piena

noi stiamo in platea,
aspettiamo l'idea,
aspettiamo il sollazzo,
aspettiamo il tuo cazzo,
attaccato ad un palo con chiodi e con spaghi
aspettiamo i tuoi occhi aperti dagli aghi.

aspettiamo con poca pazienza
abbiamo già l'esecuzione, ma vogliamo la sentenza

ti proibiamo di fare il bambino
non restartene chiuso in camerino:
il trucco si disfa, il sorriso non piace
non pensare neppure per un solo istante a come sia darsi pace.

la regola è questa, non occorre accettarla:
la regola esiste, non dar retta a chi parla,
a chi dice di noi cose sporche e cattive:
noi siamo sempre sempre stati
attorno a chi nasce, attorno a chi vive.

Il tempo si affloscia,
si abbandona, si liquefa lungo la coscia:
noi aspettiamo però
tu non farci aspettare perché
è solo questo che aspettiamo da te.

lunedì 4 aprile 2011

- L'Esorcismo -

[Il poeta viene invitato al centro del palco: dalla platea arriva un silenzio incerto, indifferente e ostile.
Il poeta appare forte di una convinzione pacata.
Atteso qualche istante, annuncia l'esperimento d'esorcismo. L'intenzione nella voce è seduttiva, morbida e calda: il discorso viene presentato con fermezza scevra da fanatismi.]

"Buona sera. Come tutti voi sono qui anch'io per parlare di musica.
Parlare, poi... farla, ascoltare. Parlare no.
Ma qualunque sia il motivo che ci porta qui oggi, è però per tutti noi - e per la salvezza stessa di quel motivo, intimo in ciascuna e ciascuno di noi, e che stasera ci vuole qui - fisiologicamente necessario riuscire a liberarsi di una figura, di una mentalità in genere, incarnata in quelle persone - uomini e donne - che nel corso degli anni più recenti hanno lavorato con indefessa energia allo sbriciolamento della vita così come sarebbe degna.
In questo il mio compito è far da tramite a questa voce, dandole il mio corpo, perché possa essere afferrata e colpita.
Quando avrà smesso di parlare, gridatele contro una parola che gente del genere ultimamente pare comprendere molto bene. Un semplice 'Vaffanculo!', di cuore, potente, per farla a pezzi"

[Il silenzio si fa più incerto ancora: non è affatto chiaro cosa il poeta richieda, né se sarà in grado di prodursi in un rito così elaborato.
Lo si osserva estrarre un foglio dalla tasca con movimenti irrigiditi, tagliare la bocca in un ghigno beffardo e irridente, e avvicinarsi al microfono]


M'hanno chiesto di parlare di musica,
la richiesta mi sembra coerente:
ma come faccio a parlare di musica,
se di musica io non so niente?


Per esempio io non ho vibrazioni,
dentro un'anima vera o fasulla,
vibro solo dentro ai pantaloni:
che ne so della musica? Nulla.


Per esempio cosa so di concerti?
Non conosco, non voglio: davvero!
Son di quelli che restano inerti:
che ne so della musica? Zero.


Per esempio che ne so del sudore,
che bagna, che inzuppa l'ambiente?
Che ne so di parola e colore?
Che ne so della musica? Niente.


Per esempio che ne so del furore?
Non so certo se ho vissuto o vivrò:
te lo dico ed ottengo stupore.
Ne so qualcosa, di musica? No.


Per esempio si può prendere il volo,
ogni nodo terreno è disfatto!
...preferisco inchiodarmi sul suolo.
So di musica? Oh, niente affatto!


Per esempio si può alzare il volume,
fino a rendermi libero e pazzo!
...ma impazzire non è mio costume.
Che ne so della musica? Un cazzo.


M'hanno chiesto di parlare di musica,
perché è quello che vuole la gente,
e così anch'io avrò parlato di musica,
e di musica io non so niente.


[Il poeta alza una mano verso il pubblico e conta con le dita fino a 3: appare stremato, e costretto al controllo di una forza forse più grande delle sue capacità.
Raggiunta la fine della conta, il pubblico esplode in un corale e feroce 'Vaffanculo!', che scuote orgasmaticamente il poeta.
Resta in piedi ma pare accasciato, come una marionetta cui siano stati tagliati solo alcuni fili, mentre gli altri restano ancora appesi alle mani del puparo.
Trascorrono alcuni secondi.
Alza poi con profonda fatica la testa: si guarda intorno, smarrito.
Lentamente spalanca un sorriso d'estasi.]

"E' andato via..."

[Il poeta viene infine riaccompagnato dietro le quinte, fatica teatralmente a muoversi. Applausi liberatori]