martedì 19 ottobre 2010

- Forse alla fine fuggo isterico - [exp. post-gliommero stupidello]

La sfida con l'occulto
(tumulto fiero!)
si trova anche davanti
ad un bancone,
se dietro accoglie - come
rigidi ceri -
figure, diciamolo,
che non son buone.
Con stomaci più forti
potremmo stare
qui fermi ad osservare
l'apocalisse
che tuona nei bicchieri
casti cantieri
per crudi esperimenti
che da un po' tenti.
Ginwhiskysourmartini:
adamantini,
alcalini ma poco.
E non è un gioco
per il cuore assistere
alle opere
di quelle tue manine.
La birra nella coca:
l'occhio trasloca.
Macelli vodka lemon
senza umanità:
risolvo come Goemon,
t'affetto a metà.
Poi scivolando via
io mi compiaccio
di aver ridato al ghiaccio
la dignità.

giovedì 7 ottobre 2010

"Notte - Lui" di Lois The Voice

CLICCA IL LINK per ascoltare il brano "Notte - Lui" di Lois The Voice - sinestetico

-notte-

là fuori i lampioni si bruciano di zanzare e perduti ubriachi: in qualche modo disapprovo.

e la stanza si affonda di nuovo.
dentro alle nostre consumate serrande,
dietro alle nostre consumate domande.
intorno al bianco di due corpi in mutande.

là fuori la luce trionfa di tungsteno,
arcobaleno per ubriachi e zanzare,
per sudori ricchi liberi e collosi:
di libertà, di ricchezza e di colla posso fare a meno
ma lei spinge sonnolenta, lei spinge per entrare
in lunghi nastri giallastri e affettuosi.

Guardo sulla mia pelle, che noi due conosciamo a memoria,
l'ombra a sbarre, che seguo con unghie imprecise
e ne scavo il contorno, e le tengo divise,
incagliato nel letto vischioso di date e di storia.

L'ossigeno che è umido, e poi il tuo deodorante,
i colori dei nostri calzini, e ancora, le nostre mutande,
il sonno che si prende solamente schiena a schiena:
fanno grasso l'orizzonte, fanno l'alito pesante,
fanno l'orologio a muro arreso alla stasi di un istante,
non appena riesci a credere a ciò che stai mettendo in scena.

Io più Tu: io credo solo questo.
Io più Tu: io vedo solo questo.
Io più Tu: però lo accetto presto.
Io più Tu, più scatoloni e scale,
più pannolini e pane,
più pannoloni e vane
speranze di pensione.
Io più Tu, e un guinzaglio per un cane.
Io più Tu.

Io più Tu, fino alla fine: fino a che il sesso sarà incesto.














- 20 marzo 2010 MALEDETTA PRIMAVERA live@Tambourine: DAL BANCONE! -

Differenze tra un buon lavoro al bancone e un buon lavoro sul palco?
Poche, nessuna.

La posizione è (generalmente) sopraelevata; la gente ti si ACCALCA davanti
[nda.: "buon" lavoro sul palco, ma il paragone reggerebbe anche in caso di lavoro così-così, o peggio];
la suddetta gente ti urla quello che vuole da te e tu - se ne hai i mezzi e le competenze - glielo dai; e ci si ubriacano.

Pàgano, per averlo (e - altro considerevole parallelismo - pagano meno di quello che ogni volta credi di meritarti).

E - se di lavoro STRAORDINARIO stiamo qui parlando - scopri di essere un sex-symbol (per un barman questo dà più difficoltà che altro, ma non stiamo a lamentarci!).

Ultimo dettaglio, che qui ci interessa maggiormente, è l'esperienza dell'orizzonte: sia nell'uno che nell'altro caso, nessuno può pensare di accorgersi minimamente di cosa c' al di là di UN METRO dal suo naso.

Non c'è proprio modo.

Luci, impegno, focalizzazione, trance...
Tante cose spiegano il mistero, ma lo lasciano così com'è: inevitabile.
Se qualcosa è al di là della portata del tuo braccio, semplicemente smette di esistere, e rientra in un ambito che - bene o male - non supera il "rumore di fondo".

C'è una sorta di presente costante, in entrambi casi: eterno hic et nunc dal quale si esce, storditi e sfiancati, solo alla fine.
La fine del turno, il cartellino punzonato nella macchinetta con un grossolano "stonk!".
Che brutto rumore fa il tempo quando riparte.

Arrivo a dire che l'artista è un operaio e l'operaio un artista? Si l'ho detto.

Ma è una divagazione.
E mi concede una riflessione personale che sfiora la confessione: e questo è errore che non andrebbe commesso mai!
Perché queste DOVREBBERO essere le considerazioni-dal-bancone di "Maledetta Primavera live@Tambourine"!
E' roba anche seria, da "IO C'ERO!", da "God Bless Rockit Boys!"

L'occasione imperdibile di raccontare un SESTUPLO live (LOIS THE VOICE, AURELIA 520, I DESERTI DI SARA, THE NUV, NINFEANERA, GRENOUILLE) da una posizione privilegiatissima!, raccontare idiosincrasie degli artisti, mostrare del sano backstage.

Beh: sapete cosa? Nel backstage di un SESTUPLO live si lavora.

C'è da farvi sbronzare, da dar da mangiare agli artisti arrivati all'ultimissimo minuto (o dopo), caricare il ghiaccio, svuotare la lavapiatti, bersi magari una cosina.

Di quello che le BAND hanno fatto so quanto ne sappiano LORO di quello che ho fatto IO: pochissimo.

Ogni concerto, per il Vostro umile cronista enbedded, è durato 5 minuti (25-30 nella REALTA'):
i SECONDI, assommati, di tutte le volte in cui magicamente mi accorgevo che succedeva qualcosa NON SOLAMENTE davanti a me, MA ANCHE di fianco!
Su quel palco C'E' qualcuno!
Senti LOIS che bel brano di Piero Ciampi ha scelto come intro ["Viso di Primavera"]! Gli AURELIA, che finalmente incontro dal vivo, così mistici e coinvolgenti! E SARA?! Che volumata!!! Quanti sono i THE NUV?! Sono due, sono quattro, sono mille?! Ma ecco i NINFEANERA: migliorano ad ogni esibizione, hanno per giunta un violinista adesso! Quanto TI SPETTINA il pezzo nuovo dei GRENOUILLE! ...
E poi? E dopo? E alla fine?
E alla fine ti presto attenzione, cerco di sentirti, urlo più forte, per capirti e farmi capire, e si: ti concedo il bis, un altro long island.

No: non te lo posso fare lo sconto, scusami. Preferisci una birra?