martedì 8 febbraio 2011

- La Mappa -

In scena ci vorrebbe una pistola,
per aggiungere del grasso a questa notte sola.
Scintillo nel mio abito da sera,
quello elegante: calzini, boxer, canottiera.

Mi accorgo lento di aver sbadigliato:
chissà quali e quante volte mi son ritrovato
immerso fino agli occhi in questo fosso.
Ma mai fino a vedermi mettere qualcosa addosso.

Nella campana del vecchio giaccone
mi raggiunge fioco il cigolio che fa il portone:
quindi è innocuo aggregarmi alla masnada
di chi a quest'ora cerca di trovare una sua strada

Non sento la pressione sotto i piedi,
non sento le scarpe stringere, se me lo chiedi:
stanotte naufrago come uno spettro
giù per i gradini gommati e neri della metro.

Scovo una mappa e la scorro col dito,
spaesato al mio paese, smarrito nel suo ordito,
cerco toponomastiche inattese
che non trascinino ricordi spenti d'ore spese.

Non mi serve un panino in viale Argonne,
c'è troppa puzza, troppi tamarri e poche donne.
Non mi serve vagabondare in Brera;
coi miei soldi non prendo nemmeno una birra intera.

E non volevo: l'occhio c'è inciampato
sull'inconsapevole quadrante che ha ospitato
l'ultima sera per me e lei vicini,
mezz'ora incolonnati lungo viale Forlanini.

Coi finestrini giù, restando zitti,
sperando forte di non uscircene sconfitti.
E lì ci siamo amati senza sguardi,
blindati nell'eterno "è troppo presto", "è troppo tardi".

Sospetto che la caccia sia finita:
non trovo una via che vada via dalla mia vita.
Risalgo a passi freddi in Monte Rosa
a inseguire il richiamo di un'insegna luminosa.

E forse in scena manca solo la pistola,
per raggiungere il finale di questa notte sola.

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